Bere “mediterraneo” è meglio. Non è soltanto la quantità di alcol, infatti, a fare la differenza. Ma anche le modalità con cui l’alcol viene consumato. E nei paesi mediterranei l’abitudine prevalente è quella del consumo di bevande alcoliche moderato e regolare distribuito durante il corso della giornata e accompagnato dal cibo .Un gruppo di ricercatori spagnoli, infatti, ha scoperto che bere in stile “mediterraneo” (cioè moderato e regolare) fa la differenza in termini di mortalità e che, anzi, ne riduce il rischio addirittura del 25%. Un dato migliore di quello degli astemi! ().

Nello studio pubblicato dal “British Journal of Nutrition” (British Journal of Nutrition), sono stati presi in considerazione più di 18mila casi, seguiti per 12 anni e valutati in base all’aderenza – più o meno stretta – al modello “mediterraneo” di moderazione e consumo distribuito uniformemente nel tempo (MADP: “Mediterranean alcohol-drinking pattern).

Nel campione sotto osservazione, a parità di ogni altro fattore (e a prescindere dal tipo di bevanda: birra, vino o superalcolici), i ricercatori hanno calcolato una riduzione pari al 25% del rischio di mortalità.

E la birra, bevanda alcolica mediterranea per nascita come i cereali da cui deriva, accompagna da sempre lo stile alimentare e di vita che si identifica con la Dieta Mediterranea, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La sua antica origine, i suoi componenti, le sue caratteristiche organolettiche e il suo basso contenuto alcolico permettono alla birra di entrare in un’alimentazione equilibrata e di essere sorseggiata durante i pasti, senza aumentare eccessivamente l’apporto calorico giornaliero come sottolinea il medico nutrizionista e presidente della Società italiana di scienza dell’alimentazione, Pietro Migliaccio

Altre Fonti: Annunziata D’Alessandro, “La dieta mediterranea” (Cacucci Editore); Jama Internal Medicine